domenica 10 novembre 2019

La "sesta del cuore"- L'intervallo al top per la produzione di dopamina.

Che la musica sia tra le arti maggiormente evocative, è cosa nota. Costantemente presente nelle nostre giornate, influenza, più o meno scientemente, la percezione del mondo che ci circonda, generando una serie di emozioni, sensazioni, stati d'animo che influenzano il nostro comportamento fino ad indurre il nostro organismo a delle vere e proprie reazioni fisiche.
La risposta del nostro cervello all'ascolto della musica è la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che ci regala un senso di appagamento e benessere. Questo ci aiuta a sopportare meglio la fatica fisica ed a rilassare la nostra mente nei momenti di particolare carico emotivo. 
Non a caso la musicoterapia viene impiegata, con ottimi risultati, per il trattamento delle persone affette da disabilità psicomotorie, da Alzheimer o in patologie neurodegenerative.
C'è un intervallo in musica che in quest'ottica sembra avere un particolare successo: è l'intervallo di sesta definito dal musicologo e semiologo Gino Stefani, "intervallo del cuore" (Musica con coscienza, 1989).
Moltissimi brani famosi, dal tema di Love Story alla Canzone Italiana di Sergio Endrigo, da Buonanotte Fiorellino ai più famosi spot televisivi, contengono un intervallo di sesta e tutti risultano essere particolarmente gradevoli e rassicuranti. È ancora più interessante notare che qualsiasi intervallo di sesta, sia esso maggiore, minore, ascendente o discendente, risulta essere melodioso, cantabile, generatore di dolcezza e tenerezza.
Un'ulteriore particolarità consiste nel fatto che l'intervallo di sesta è considerato "grande", ma senza eccedere, ampio più di quelli "medi" o "giusti" di quarta o quinta, quindi in qualche modo anomalo, difficile da realizzare, impegnativo da cantare. Eppure risulta il più gradevole e melodioso capace si stimolare il cervello a quelle reazioni biochimiche che ci rassicurano come un abbraccio. 

La biosemiotica, che indaga i fenomeni del linguaggio sia in termini culturali che in quelli naturali, magari un giorno chiarirà la rispondenza tra l'intervallo del cuore e le reazioni fisiche del nostro cervello. Nel frattempo godiamocelo tutto. 



(comparso sul numero di ottobre 2019 de "Il Giornale dei Biologi") 


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