giovedì 14 novembre 2019

Lo spirituale nell'arte: il principio della necessità interiore.


Alla fine del 1911, esattamente nel giorno di Natale, viene pubblicato, dopo una lunga serie di rifiuti, "Lo Spirituale nell'Arte" del pittore russo Wassily Kandinsky. Già da alcuni anni vive stabilmente a Monaco dove, nel 1909, fonda la Nuova Associazione degli Artisti Monacensi. Ed è proprio in quegli anni che Kandinsky inizia a raccogliere, spesso in maniera confusa, i concetti e le teorie che incarnano la pittura astratta. Il libro non è un manuale di tecnica pittorica né un trattato di estetica. E' esso stesso l'astrazione di un modo di vedere l'arte estremamente innovativo, quanto di più lontano possibile dalla rappresentazione naturale. Protagonista dell'opera non è l'arte ma la spiritualità. Kandinsky si interessa della pittura perché è un aspetto dell'arte e si interessa dell'arte perché è un aspetto dello spirito (E. Pontiggia). Egli sostiene che la forma della rappresentazione è del tutto secondaria rispetto all'essenza dell'opera che è la comunicazione di un sentimento. Nel manifesto della Nuova Associazione scrive: "La ricerca di forme che eliminano il secondario per esprimere il necessario, insomma la tendenza alla sintesi, ci sembra la caratteristica che in questo momento unisce un sempre maggior numero di artisti".

Nella citazione de Il Mercante di Venezia, Kandinsky individua il nesso tra musica e pittura astratta. Il suono musicale giunge direttamente all'anima e vi trova subito un'eco perché l'uomo "ha la musica in sé". Nella pittura i due elementi che conducono ad una composizione pittoria puramente astratta sono la forma, che detiene una sua autonomia, ed il colore,  che ha la necessità di essere contenuto. "La scelta di un colore o di una linea, di una parola o di un suono, non dipende dall'arbitrio dell'artista. L'abbandono dell'imitazione verista non comporta una libertà soggettiva assoluta. L'adozione di una certa forma avviane anzi in base ad una legge fondamentale che Kandinsky chiama principio della necessità interiore"(E. Pontiggia).  

Da qui parte il viaggio verso una pura spiritualità dell'arte che nel tempo non ha però raggiunto la sua meta. Gli anni successivi portarono morte e devastazione ed il viaggio di Kandinsky si interrompe bruscamente e la sua teoria si disperde. 

Resta l'idea che la spiritualità proceda tanto lentamente quanto inesorabilmente.     


domenica 10 novembre 2019

La "sesta del cuore"- L'intervallo al top per la produzione di dopamina.

Che la musica sia tra le arti maggiormente evocative, è cosa nota. Costantemente presente nelle nostre giornate, influenza, più o meno scientemente, la percezione del mondo che ci circonda, generando una serie di emozioni, sensazioni, stati d'animo che influenzano il nostro comportamento fino ad indurre il nostro organismo a delle vere e proprie reazioni fisiche.
La risposta del nostro cervello all'ascolto della musica è la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che ci regala un senso di appagamento e benessere. Questo ci aiuta a sopportare meglio la fatica fisica ed a rilassare la nostra mente nei momenti di particolare carico emotivo. 
Non a caso la musicoterapia viene impiegata, con ottimi risultati, per il trattamento delle persone affette da disabilità psicomotorie, da Alzheimer o in patologie neurodegenerative.
C'è un intervallo in musica che in quest'ottica sembra avere un particolare successo: è l'intervallo di sesta definito dal musicologo e semiologo Gino Stefani, "intervallo del cuore" (Musica con coscienza, 1989).
Moltissimi brani famosi, dal tema di Love Story alla Canzone Italiana di Sergio Endrigo, da Buonanotte Fiorellino ai più famosi spot televisivi, contengono un intervallo di sesta e tutti risultano essere particolarmente gradevoli e rassicuranti. È ancora più interessante notare che qualsiasi intervallo di sesta, sia esso maggiore, minore, ascendente o discendente, risulta essere melodioso, cantabile, generatore di dolcezza e tenerezza.
Un'ulteriore particolarità consiste nel fatto che l'intervallo di sesta è considerato "grande", ma senza eccedere, ampio più di quelli "medi" o "giusti" di quarta o quinta, quindi in qualche modo anomalo, difficile da realizzare, impegnativo da cantare. Eppure risulta il più gradevole e melodioso capace si stimolare il cervello a quelle reazioni biochimiche che ci rassicurano come un abbraccio. 

La biosemiotica, che indaga i fenomeni del linguaggio sia in termini culturali che in quelli naturali, magari un giorno chiarirà la rispondenza tra l'intervallo del cuore e le reazioni fisiche del nostro cervello. Nel frattempo godiamocelo tutto. 



(comparso sul numero di ottobre 2019 de "Il Giornale dei Biologi")