Dal cassetto a volte escono
strane cose di cui un po’ si è orgogliosi, un po’ ci si vergogna.
Era il 2 ottobre 1989 quando, con
la sfacciataggine e la presunzione dei ventenni, io ed il mio amico Gigi ci
presentammo a casa di Francesco Guccini. L’indirizzo era noto a tutti ed in quegli anni a
Bologna tutto era concesso.
Questo è il risultato. 
Ci accoglie nel suo studio, o
meglio, tra i suoi innumerevoli libri con al centro una scrivania. Francesco è
un tipo “alla buona”, a cui piace fare l’alba bevendo vino con gli amici; ha
nel sangue le più profonde tradizioni montanare: “Sono stato a Pavana [dove
vive attualmente] i primi cinque anni della mia vita, in tempo di guerra, poi
sono tornato a Modena; successivamente la mia famiglia ha deciso di spostarsi a
Bologna”.
E sono proprio i ricordi di
quegli anni e di quei modi di fare, di quelle tradizioni tipiche dei montanari
tosco-emiliani, a riempire le pagine del suo primo libro Croniche Epafaniche, edito dalla Feltrinelli. “Ho sempre voluto
fare lo scrittore da grande - dice –
ho fatto Lettere all’Università perché volevo scrivere e quindi ho scelto una
Facoltà che mi desse i mezzi per realizzare questo mio desiderio”.
Il libro è scritto in un italiano
farcito da forme dialettali Pavano-Modenesi “con certe espressioni, certi modi
di dire, certi ritmi narrativi (…) come se fosse una cosa non tanto scritta
quanto raccontata”. E la conferma di questo viscerale amore per le terre
dell’appennino tosco-emiliano e per le tradizioni popolari, ci arriva da un Vocabolario Dialettale a cui sta
lavorando. Nell’approccio al mondo editoriale “ha fatto gioco il nome,
sinceramente, cosa che è un vantaggio ma anche uno svantaggio perché già sto
tremando per le bordate che certamente arriveranno. Ne ho letta proprio una,
poco fa, di Bertoncelli il quale non si smentisce mai. L’aveva già fatto
dicendo che in Stanze di Vita Quotidiana
(1974) si vedeva che non avevo niente da dire e che lo avevo fatto perché
tiravo alle royalties, che è solo
un’operazione economica [a questo episodio dobbiamo L’avvelenata (1976) con cui Guccini a modo suo risponde al giovane
critico musicale Riccardo Bertoncelli, che, sulle pagine della rivista Gong, avevo stroncato il suo sesto
album]. “Se c’è una cosa che non tollero – continua indignato – è che si metta
in discussione la mia buona fede nel fare una cosa”.
Ma sotto quelle vesti di neo-scrittore,
batte ancora il cuore di un “incallito” cantautore. La carriera è incominciata
un po’ per caso, “facevo canzoni, suonavo, poi sono tornato all’Università,
solo che quelli che prima suonavano con me – l’Equipe 84 e i Nomadi – mi hanno
chiesto delle canzoni e le hanno eseguite. Probabilmente se non avessi avuto
questi agganci, avrei continuato a fare canzoni per un po’, poi non so”.
Forse quello che più gli dà fastidio
del suo mestiere è la popolarità: “certo fa piacere essere apprezzato –
ammette, ma poi continua - se uno lo fa
con un certo tipo di coscienza una delle maggiori sensazioni che si ha, al di là
del piacere, è la vergogna. Essere un personaggio pubblico in un certo modo dà
piacere solo all’incosciente”. Lui cerca di essere una persona normale che
cerca delle cose ed ha il pudore di se stesso, il pudore di sentirsi guardato.
Ma cosa ha ora nel cassetto
Guccini? “Certamente se le canzoni vengono,
ne scriverò della altre; ho già qualche idea e penso, entro il ’90, di fare un
disco. Come scrittore sto a vedere se il piacere che mi da questa cosa sarà
superiore agli schiaffi che prenderò”.
Comunque vadano le cose, speriamo
di vedere presto il nome Francesco Guccini su qualche copertina; che sia di un
disco, di un libro o di un vocabolario, poco importa.
Fortunatamente sono passati quasi trent'anni e quel nome lo abbiamo letto su tante altre copertine, ultimamente suprattutto di libri. E' da qualche giorno in libreria Tempo da Elfi, scritto con l'ormai inseparabile Loriano Macchiavelli. Ed a novembre uscirà una raccolta di registrazioni inedite dei concerti tenuti all'Osteria delle Dame nei primi anni '80, storico locale fondato dallo stesso Guccini insieme a Padre Michele Casale nel 1970.
Quando hai davanti un mito, te ne accorgi subito.
Fortunatamente sono passati quasi trent'anni e quel nome lo abbiamo letto su tante altre copertine, ultimamente suprattutto di libri. E' da qualche giorno in libreria Tempo da Elfi, scritto con l'ormai inseparabile Loriano Macchiavelli. Ed a novembre uscirà una raccolta di registrazioni inedite dei concerti tenuti all'Osteria delle Dame nei primi anni '80, storico locale fondato dallo stesso Guccini insieme a Padre Michele Casale nel 1970.
Quando hai davanti un mito, te ne accorgi subito.